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Tumori professionali: la situazione in Italia - Opra Lazio
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Tumori professionali: la situazione in Italia

Tumori professionali: la situazione in Italia

I tumori di origine professionale sono in aumento. I casi, riconosciuti da INAIL sono inferiori rispetto ai casi reali. Questo dato è confermato anche confrontando i dati con altre nazioni europee. I casi indennizzati dall’ Inail, sono solo il 5% delle tecnopatie, ma rappresentano il 90% dei casi mortali determinati da malattie professionali.

 Sono considerati “professionali” i tumori nella cui genesi, l’attività lavorativa ha agito come causa o concausa. Più della metà, tra gli agenti chimici, fisici e i processi industriali classificati come cancerogeni (IARC), sono presenti negli ambienti di lavoro, o lo sono stati in passato. L’esposizione a uno o più di questi agenti durante l’attività lavorativa può quindi determinare l’insorgenza di un tumore di origine professionale.

La frazione di tumori attribuibile alle esposizioni professionali nelle nazioni industrializzate, considerando insieme uomini e donne, è dell’ordine del 4-5%.

Secondo la Iarc (International agency for research on cancer), il cancro provoca annualmente tra la popolazione mondiale oltre 8 milioni di morti e le previsioni sull’incidenza e sulla mortalità risultano in forte crescita.  In Europa, si calcolano, tra i 60 mila ed i 100 mila lavoratori deceduti in un anno a causa di neoplasie. In Italia si stima che ogni anno vi siano circa 10.000 nuovi casi di “tumori professionali”. Tale quota è importante, anche se molto inferiore rispetto a quella attribuibile al fumo di tabacco, che da solo è responsabile del 25-40% dell’insieme dei tumori.

l’INAIL ha riconosciuto mediamente poco più di 1000 casi all’anno di tumori professionali. Esiste quindi una forte sottostima del fenomeno, per cui va “perduto” il 90% dei tumori attribuibili alle esposizioni sul luogo di lavoro.

Le cause di questa sottostima si possono così riassumere:

  1. I tumori professionali sono clinicamente indistinguibili rispetto alle altre neoplasie.
  2. Il periodo di induzione-latenza (l’intervallo di tempo che intercorre tra l’inizio dell’esposizione a cancerogeni e la manifestazione clinica del tumore) è generalmente superiore a 10 anni.
  3. Per il clinico non è usuale né agevole la raccolta di una dettagliata anamnesi lavorativa, in cui siano individuate le esposizioni a cancerogeni.
  4. Non sempre i medici prestano la dovuta attenzione agli aspetti medicolegali connessi al riconoscimento delle malattie professionali.

 

Per l’Italia, la banca dati statistica dell’Inail, riporta che nel quinquennio 2012/16 i tumori sono pari al 5,25% delle tecnopatie ma causano il 95% delle morti per malattia professionale, così come sono preponderanti nel determinare i gradi più elevati di inabilità permanenti.

Quindi, le neoplasie, sono le malattie professionali a maggior gravità.

 

Principali tumori professionali

Distribuzione dei Tumori di origine professionale (Fig.1)

La metà delle neoplasie professionali sono quelli della pleura e del peritoneo. Un quarto quelle all’apparato respiratorio

La distribuzione dei tumori per settori di attività ricalca, in termini di valori assoluti, le stime sugli esposti ad agenti cancerogeni presenti in letteratura.

Come si evidenzia in fig, 1, le neoplasie della pleura e peritoneo e quelle dell’apparato respiratorio costituiscono quasi l’80% di tutti i tumori di origine lavorativa

 

Tumori e settori professionali

 

Tumori maligni della pleura e del peritoneo – settori economici maggiormente

associati alla malattia, in base al valore del PRR (anni di segnalazione 1999 – 2012)

 

PRR (proportional reporting ratio) Peso di uno specifico tumore sul totale delle malattie professionali di quel settore

 

L’analisi per il principale tumore professionale, quello della pleura e del peritoneo, evidenzia che nei trasporti marittimi e per vie d’acqua, e in costruzione di altri mezzi di trasporto, l’associazione sia maggiore rispetto ad altri settori.

Quindi i mesoteliomi hanno una forte associazione con i settori produttivi legati alle navi, sia in termini di trasporto che di costruzione. Questi tumori sono associati soprattutto all’esposizione all’amianto, materiale usato in passato per la coibentazione delle navi.

Per i tumori maligni dell’apparato respiratorio i comparti maggiormente associati alla malattia sono:

l’estrazione di minerali metalliferi e, a seguire, la – produzione di metalli e di leghe di metalli – i -trasporti marittimi e per vie d’acqua.

 

Associazioni tra tumori professionali ed i settori, in base al valore del PRR (anni 1999 – 2012)

(Banca dati MalProf – casi con nesso positivo)

Osservando tutte le associazioni tra tumori professionali e settori economici si notano altri valori elevati del PRR: l’associazione tra la preparazione e concia del cuoio, sellerie e calzature ed i tumori maligni delle cavità nasali; lo stesso tipo di tumori è molto legato anche all’industria del legno ed alla fabbricazione di mobili; inoltre, i tumori maligni della pelle sono fortemente associati al settore dell’agricoltura

Per quanto riguarda i tumori maligni dell’apparato respiratorio, i comparti coinvolti sono: l’estrazione di minerali metalliferi e la produzione di metalli e loro leghe. Per tali tumori sono associati ad agenti cancerogeni che vanno da alcuni metalli (arsenico, nichel e cromo) all’amianto e all’esposizione a radon rilevabile in rocce e suoli.

I tumori maligni della pelle fortemente associati al settore dell’agricoltura richiamano al fattore di rischio costituito dall’esposizione alla radiazione ultravioletta solare.

Iniziative Europee

Istituzioni internazionali sottolineano l’importanza delle misure preventive e protettive per la riduzione delle esposizioni lavorative a sostanze cancerogene. In tale quadro l’Unione europea (UE) ha intrapreso azioni a carattere normativo per orientare le politiche degli Stati membri. Una comunicazione della Commissione europea del 2009 fissa l’obiettivo per tutti gli Stati membri di dotarsi di piani nazionali integrati di lotta contro il cancro, in modo da ridurre il fenomeno del 15% “entro il 2020”. Inoltre, attraverso le direttive quadro 89/391 CE e 2004/37 CE vengono stabilite le regole cardine a cui attenersi per la protezione dei lavoratori dagli agenti cancerogeni. I Paesi membri hanno poi la possibilità di adottare valori limite nazionali più bassi rispetto a quelli fissati dall’UE.

 

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