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Allarme aviaria, boom di casi in Europa e rischio per gli allevamenti - Opra Lazio
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Allarme aviaria, boom di casi in Europa e rischio per gli allevamenti

Allarme aviaria, boom di casi in Europa e rischio per gli allevamenti

Argomento

Salute animale

Tipo di provvedimento

Indagine EFSA

Normativa di riferimento

REGOLAMENTO (UE) 2016/429 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 9 marzo 2016 relativo alle malattie animali trasmissibili e che modifica e abroga taluni atti in materia di sanità animale («normativa in materia di sanità animale») (Testo rilevante ai fini del SEE)

 

 Principali contenuti

Tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 in Europa sono stati segnalati 1.443 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) A(H5) negli uccelli selvatici. Un dato che colpisce in quanto è quattro volte superiore a quello registrato nello stesso periodo del 2024 e il più alto almeno dal 2016. Questa impennata, osservata in soli due mesi, conferma che il virus continua a circolare con forza nell’ambiente naturale, seguendo dinamiche ormai consolidate ma con elementi di novità preoccupanti.
In questo periodo, gli uccelli acquatici sono stati i più colpiti. In molte aree d’Europa sono stati rilevati casi anche in uccelli apparentemente sani, il che lascia intendere una contaminazione ambientale diffusa, difficile da intercettare e contenere. Particolarmente significativi sono stati i focolai che hanno colpito le gru comuni in Germania, Francia e Spagna con episodi caratterizzati da un’elevatissima mortalità e che mettono in luce come l’influenza aviaria continui a rappresentare una minaccia non solo per il settore avicolo, ma anche per la fauna selvatica.
La quasi totalità dei casi finora rilevati, ossia circa il 99%, è attribuita al virus A(H5N1). Non si tratta però di un ceppo completamente nuovo, bensì di una variante recente di un virus già circolante, che sarebbe arrivata in Europa da est per poi diffondersi rapidamente verso ovest. Questo tipo di dinamica, favorita dalle rotte migratorie e dalle interazioni tra specie selvatiche, dimostra quanto sia difficile contenere un patogeno che trova nei grandi movimenti stagionali degli uccelli un canale di diffusione naturale e costante.
Di fronte a uno scenario del genere, l’EFSA invita a non abbassare la guardia. È fondamentale mantenere un alto livello di biosicurezza in tutti gli allevamenti avicoli, sia durante le normali attività di produzione che nelle operazioni di abbattimento, perché il passaggio del virus dal mondo selvatico agli animali domestici rappresenta il vero punto critico per la sicurezza alimentare e per l’economia del settore. Dove la circolazione virale è confermata, le autorità sono chiamate a disporre ordinanze di confinamento dei volatili domestici per ridurre al minimo le possibilità di contagio.
Quindi risulta importante il rafforzamento della sorveglianza, sia negli allevamenti che nelle popolazioni selvatiche. Le zone umide e i siti di sosta lungo le rotte migratorie rimangono i luoghi chiave da monitorare, dentro e fuori i confini europei. Anche i centri di recupero della fauna selvatica svolgono un ruolo fondamentale e devono essere pienamente coinvolti nelle attività di sorveglianza, garantendo però adeguati livelli di biosicurezza per evitare che diventino punti di amplificazione del rischio.
Sul fronte della mitigazione ambientale, gli esperti raccomandano di evitare l’alimentazione artificiale degli uccelli selvatici, in particolare di gru e cigni, nei periodi a più alto rischio. Alimentarli significa favorire l’affollamento e quindi facilitare le condizioni perfette per la diffusione del virus. Ugualmente importante è la rimozione tempestiva delle carcasse degli animali infetti, per limitare la contaminazione dell’ambiente e il rischio di ulteriori infezioni, sia nei selvatici che negli animali domestici o nei mammiferi che potrebbero venire a contatto con il virus. Anche il disturbo antropico, come attività ricreative, caccia o l’uso di droni, andrebbe ridotto nelle aree sensibili, per non spingere gli uccelli a movimenti bruschi che favoriscono la dispersione virale.
Per supportare chi lavora sul campo, l’EFSA ha messo a disposizione strumenti utili e facilmente consultabili. Tra questi il Bird Flu Radar, che permette di monitorare in modo intuitivo la probabilità di introduzione del virus nelle popolazioni di uccelli selvatici in Europa, con una visualizzazione dinamica nel tempo e nello spazio. Nel settembre 2025 è stata inoltre lanciata la campagna NoBirdFlu, un pacchetto di materiali informativi, pensati per aiutare allevatori e veterinari ad applicare correttamente le misure di biosicurezza negli allevamenti.
Il quadro attuale mostra chiaramente che l’influenza aviaria rimane una sfida complessa, alimentata dai cicli naturali delle migrazioni e dalle interazioni tra ecosistemi. La prevenzione, fatta di sorveglianza costante, rapidità di diagnosi e rigorosa biosicurezza, resta l’unica strategia davvero efficace per proteggere sia la fauna selvatica sia il patrimonio avicolo europeo.

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