07 Set Gestire i rischi psicosociali nelle micro e piccole imprese europee
L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ha pubblicato (04 Aprile 2022) un documento che analizza la gestione del rischio psicosociale delle micro e piccole imprese europee. Il carico di lavoro elevato, la pressione del tempo e una clientela sempre più esigente sono i rischi psicosociali più comuni per le piccole imprese. La COVID-19 ha anche avuto un impatto negativo sulle vite dei lavoratori e sulle imprese. A complemento dei risultati dell’indagine ESENER 2019, questa relazione esamina le modalità con cui le micro e le piccole imprese gestiscono i rischi psicosociali nuovi ed emergenti. L’obiettivo principale di questo studio era esaminare come le micro e piccole imprese (MSE) gestiscono i rischi psicosociali in vasi paesi della UE
Analizzare come la gestione del rischio psicosociale è modellata dal contesto in cui operano le imprese, considerando le attività delle istituzioni, il contesto normativo nazionale, i fattori economici e le questioni relative al lavoro.
Metodologia di intervento.
Lo studio si è svolto in sei Stati membri dell’UE: Danimarca, Germania, Spagna, Croazia, Paesi Bassi e Polonia. Il campione in ogni stato è stato selezionato in base al tipo di attività, della produttività e delle prestazioni aziendali e della numerosità delle micro e piccole imprese.
Per ciascuno di questi sei paesi è stato sviluppato un documento al fine di definire il contesto normativo nazionale per la gestione dei rischi psicosociali e descrivere le azioni intraprese a livello nazionali per incoraggiare l’adozione di misure di gestione del rischio psicosociale da parte delle aziende.
In pratica si sono analizzate in ogni paese le strategie relative alla sicurezza e salute sul lavoro (SSL) e alla gestione e valutazione del rischio psicosociale, obiettivi e traguardi nella gestione del rischio psicosociale, monitoraggio e valutazione delle attività intraprese. Inoltre, sono state prese in considerazione le attività di vigilanza e in particolare i piani di controllo e ispezione delle micro e piccole imprese.
Lavoro sul campo
Per ottenere informazioni sulla pratica attuale di come le MSE gestiscono il rischio psicosociale nei sei paesi, lo studio ha condotto un programma di ricerca sul campo basato su 40 interviste, a un manager e un lavoratore di 20 stabilimenti in ogni paese. Le interviste hanno analizzato i seguenti punti:
- I collegamenti tra e l’impegno generale della direzione aziendale per la SSL e la gestione del rischio psicosociale
- Livello di consapevolezza dei fattori di rischio psicosociali presenti e obbligo di gestirli.
- La portata delle misure e delle procedure di gestione del rischio psicosociale in atto.
- L’entità delle risorse dedicate e il grado di partecipazione dei lavoratori.
- Ostacoli e fattori determinanti per la gestione del rischio psicosociale nelle MSE e di quale supporto avrebbero bisogno, inclusa la disponibilità e la qualità (se utilizzate) di competenze e orientamenti esterni.
- I legami tra cultura del posto di lavoro, produttività, assenteismo e presenzialismo e approcci alla gestione psicosociale.
Conclusioni e punti importanti della ricerca
I rischi psicosociali segnalati più frequentemente in tutti i paesi e settori nelle MSE in questo studio sono stati l’elevato carico di lavoro, i ritmi di lavoro e la pressione di “clienti esigenti”. Nei paesi in questo studio che hanno uno status economico più debole, come la Croazia e la Polonia, i lavoratori erano più propensi a menzionare come fattore di stress “la paura di perdere il lavoro”. Nei paesi con un’economia più forte e un livello di consapevolezza più elevato dei rischi psicosociali, come la Danimarca, gli intervistati hanno segnalato rischi psicosociali più sfumati come la mancanza di un lavoro appagante o scarse relazioni sociali sul posto di lavoro.
Lo studio ha messo in evidenza come negli stati con economia più debole e scarsa l’attenzione ai rischi psicosociali, le micro e piccole imprese hanno problemi nella gestione di questo tipo di rischio.
Gli sviluppi legislativi nazionali hanno un ruolo nell’ influenzare la gestione dei rischi psicosociali e possono essere uno dei fattori che contribuiscono alla maturazione della gestione di questi rischi nelle SME. La dimensione aziendale gioca un ruolo significativo in tutti gli ambiti legati alla gestione dei rischi psicosociali, con le microimprese svantaggiate a causa di fattori quali il livello delle risorse, i limiti alla disponibilità del personale e la mancanza di procedure formali.
Le microimprese hanno quindi bisogno di ulteriore aiuto e sostegno sia economico sia di consulenza da parte dello Stato delle Associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e delle organizzazioni per la tutela della SSL.
In relazione alla gestione dei rischi psicosociali, lo strumento principale utilizzato dalle aziende in questo studio è consentire ai lavoratori flessibilità in modo di adattare, per quanto possibile, il lavoro, alle proprie esigenze personali. Quindi le aziende più avanzate hanno consentito e organizzato una maggiore flessibilità nel modo in cui i lavoratori organizzano i propri compiti e l’orario di lavoro.
Questo elemento di controllo sull’organizzazione del lavoro e sul contenuto delle attività, ove possibile, è un fattore riconosciuto nella riduzione dello stress sul lavoro.
La cultura aziendale gioca un ruolo importante nel determinare se i rischi psicosociali possono essere discussi dai lavoratori senza un senso di stigma e vergogna, difficile da estirpare, anche in culture molto aperte e informali. Le aziende dovrebbero quindi, essere aiutate per sviluppare adeguati supporti (consulenza sociopsicologica), che consentano ai lavoratori di poter parlare apertamente di qualsiasi problema di salute mentale. che hanno e per i quali viene offerto loro un supporto adeguato Azioni come l’organizzazione di seminari sulla questione della salute mentale, la formazione dei dirigenti di linea sull’affrontare i problemi di salute mentale e la fornitura di una linea di assistenza riservata potrebbero contribuire a costruire una cultura più aperta. Il COVID-19 ha effettivamente dato un contributo alla sensibilizzazione sui problemi di salute mentale, con una discussione su questo più importante negli ultimi due anni. Questa potrebbe essere una buona base su cui costruire una consapevolezza duratura dei problemi di salute mentale.
Questo studio rivela che spesso sono le personalità dei datori di lavoro o dei manager e il loro tipo di leadership a definire l’approccio di un’organizzazione ai rischi psicosociali, inclusa l’identificazione e la consapevolezza di tali rischi. I manager che cercano di rimanere in contatto con i lavoratori, avendo conversazioni regolari, tenendo riunioni di squadra e cercando di incoraggiare le persone ad aprirsi, ottengono buoni risultati migliorando il clima aziendale. L’efficacia di questa “dimensione umana” dipende dal responsabile e non tanto dai sistemi in cui opera.